Decimo capitolo delle interviste di Maurizio Mazzurco.

La protagonista di oggi è Giulia Agresta.

Presentati brevemente. Quando e come hai iniziato a correre?

Ho iniziato tardi, verso i 35 anni, quando una mia amica mi ha fatto conoscere il famoso Mario Vaiani Lisi, che seguiva un gruppo di ragazze che correva a Villa Borghese il mercoledì sera, sabato e domenica. Avevo i figli piccoli e quegli orari erano comodissimi per gestire la mia vita familiare e lavorativa, poiché lavoro sempre fino a tardi la sera. All’inizio correvo saltuariamente. Mario è stato bravissimo a capire che, tra lavoro e figli piccoli, non potevo dedicarmi alla corsa con assiduità, ed è stato sempre molto carino e disponibile. Poi però piano piano mi sono innamorata della corsa. In questi giorni c’è la Miguel, e la prima gara che mi ha proposto, allora, è stata proprio la Miguel. Mi ha molto incoraggiato, dicendomi che ce la potevo fare senza problemi. Ora che faccio le maratone, 10 km possono sembrare una stupidaggine, ma allora che avevo cominciato da poco, nel lontano 2006, ho finito in oltre 50 minuti, e mi sembrò una grande impresa. Mi sono detta: la corsa è mia, devo assolutamente fare di più. 

Come sei arrivata alla Lazio Olimpia Runners Team?  

Naturalmente tramite Mario. Tutta la mia storia di corsa è legata a lui. Io ho sempre fatto sport, sono sempre stata appassionata, quand’ero piccola la danza classica, poi essendo molto alta a scuola mi hanno fatto fare la pallavolo, ho persino praticato l’arrampicata, mi piace sciare, però è stato Mario a introdurmi al mondo dell’atletica da tutti i punti di vista, fino alle gare. Poi la mia passione per la corsa è cresciuta nel tempo e ci ho preso talmente gusto che vado dalla pista fino alle maratone. Ne ho fatte ben otto.

Qual è il bilancio di questa esperienza alla Lazio Olimpia?

Il bilancio è molto positivo, perché alla fin fine, essendo un’atleta amatrice, mi piace correre, ma mi piace soprattutto perché c’è un team, c’è un gruppo. La cosa bella di Lazio Olimpia è che sono molto accoglienti e vivono la corsa come gusto di stare insieme, più che come competizione. Poi c’è anche la parte agonistica, che io vivo abbastanza, però alle gare vado anche e soprattutto per incontrare gli altri e correre con loro. Ed è lo stesso spirito che aveva Viridiana, faceva gruppo, era una persona a cui piaceva l’idea della squadra, che c’è, che ti incita, non era la gara pura e semplice. Il sorriso è sempre il ricordo più bello che ho di lei, era sempre sorridente. Quando si organizzavano le gare, lo faceva sempre con il sorriso, con la sua voce dolce e gentile. Siccome lei non si sentiva molto forte a livello atletico, aveva capito che nella squadra, quelle più strette a Mario, che ci chiamiamo le ragazze di Mario, c’erano persone che avevano il gusto di correre anche solo per fare insieme una gara. Lei ha fatto spesso delle mezze maratone con il gruppo delle ragazze di Mario, solo per il gusto di scherzare, di farsi incitare, di sorridere.      

Preferisci allenarti in compagnia o da sola? Dove ti alleni?  

Assolutamente in compagnia, sempre. Mi alleno in gruppo con le ragazze di Mario. Raramente vado da sola; per esempio il sabato, quando la domenica c’è la gara, posso farmi una mezz’oretta di corsa per conto mio, altrimenti sempre in gruppo. Al campo ci vado soprattutto il sabato e la domenica, perché Mario è lì, ma sta anche a Villa Borghese. A me fa comodo perché non sono lontana. a Villa Borghese Mario va la sera tardi il mercoledì ed è una grande opportunità per me, e poi c’è sempre il gruppo. Infatti, è da lì che sono partita. Al campo ci sono arrivata vari anni dopo.

Quante volte ti alleni a settimana?

Diciamo tre volte a settimana,

Quando corri a che cosa pensi? Ti concentri sul gesto atletico, su un pensiero, sull’ambiente?

Dipende. Quando ci prepariamo per la pista, cerco di pensare al gesto atletico, si arriva a una fatica talmente dura che devi essere molto concentrato su quello. Quando è il periodo di scarico o preparo gare un po’ più lunghe, se sto in gruppo mi guardo intorno; è il motivo per cui ho fatto le maratone, guardarsi intorno e godere della compagnia degli altri. Se sono sola, il che capita molto raramente, allora seguo i miei pensieri.

Fai stretching, ginnastica, yoga o altro e con quale frequenza?

Una volta la settimana vado in palestra a fare stretching e posturale. Con l’avanzare dell’età bisogna curare questo aspetto, per evitare infortuni, anche se devo dire che Mario è bravissimo, però bisogna sempre starci attenti.

Hai un diario in cui annoti programmi, allenamenti, gare, test?

Per la verità sì, mi piace. Da quando, nel 2016, con alcune delle ragazze di Mario, abbiamo deciso di fare la maratona di New York, ho cominciato a tenere il diario degli allenamenti. Poi nel 2017 ho fatto Chicago, nel 2018 Valencia, nel 2019 Boston. Voglio fare il circuito delle sei maratone, le sei Major, ne ho fatte 5, in America New York, Chicago e Boston, in Europa Berlino e Londra, mi manca Tokio. In più ho fatto Roma e Valencia. Dal 2016 ho iniziato ad annotare gli allenamenti e lo continuo a fare, mi piace seguire le prestazioni nel tempo.     

Come ti alimenti abitualmente?

Non seguo una dieta precisa, sono fortunata perché sono magra e non ho grandi problemi di peso. Però purtroppo ho un brutto vizio, mi piace bere (vino) soprattutto quando sono in compagnia. L’unico periodo in cui cerco di evitarlo è nel periodo delle gare in pista, almeno la settimana precedente.   

In caso di problemi fisici a chi/che cosa ricorri? Usi abitualmente massaggi o fisioterapia o solo in caso di infortuni?

Non più di tanto, ogni tanto vado dall’osteopata a farmi rimettere in sesto, due o tre volte l‘anno, non di più.  

Il tipo di gara che preferisci? Pista, strada o cross, gara corta o lunga?

Veramente mi piacciono tutte. L’amore per la pista è iniziato perché mi sono trovata bene, poi quando so che posso essere utile alla squadra, se c’è qualche gara da coprire sono sempre pronta. Però mi piacciono anche l’atmosfera del cross e quella della strada. La maratona l’ho fatta più per vedere i posti, perché la gara è bella ma la preparazione è stancante, lunga e pesante per il corpo. Preferisco la pista e le gare su strada fino a 10 km, al massimo la mezza. Però quando fai la maratona c’è tutta l’atmosfera della città, la gente, la strada, è bellissimo. La preparazione è un po’ lo scotto da pagare.    

Quali sono le sensazioni prima durante e dopo una gara?

Diverse in funzione del tipo di gara. Quando stai su pista, e anche al cross, gare brevi e molto veloci, c’è proprio la sensazione dell’agonismo. Sento l’ansia da prestazione però mi piace, mi dà un quintale di adrenalina. La strada, dai 10 km in su, dà la sensazione di stare con gli altri, c’è tanta gente, senti la gente che vuole correre, vuole stare in compagnia. C’è un po’ anche la competizione, ma è più una sensazione di comunanza, c’è l’idea di fare sport non tanto per vincere quanto per stare insieme.   

Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che ti possono condizionare?

Non amo il caldo perché mi butta parecchio giù, preferisco un clima non freddissimo ma freddo.

Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?

Ormai lo sport è diventato una parte fondamentale della mia vita. Ai figli dico sempre: quando mamma corre non la dovete toccare. Sento proprio che dopo la corsa sto bene. Mi rendo conto che dopo una giornata lavorativa stressante, se vado a correre vedo con molta più lucidità e serenità tante cose che prima mi sembravano complicate e non riuscivo a risolvere. Dopo la corsa è proprio vera la storia delle endorfine, non c’è niente da fare.  

Cosa hai scoperto del tuo carattere nel praticare attività fisica? Cosa ti ha insegnato la corsa?

Che sono una persona molto resiliente. La preparazione della maratona ti insegna questo. Lo scopriamo tutti, perché alla fine la fatica arriva, enorme, però scoprire che si può andare avanti anche con una fatica così vuol dire che tutti abbiamo delle grandi potenzialità, è una questione soprattutto di testa.

Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?

I miei figli li ho portati ad essere molto sportivi. Sento stima e ammirazione da parte di tutti, anche nell’ambiente di lavoro. Ovviamente c’è anche qualcuno che dice che sono un po’ esagerata e fissata, ma sono soprattutto i pigri, quelli che non hanno voglia di fare niente.

Quali sono i risultati sportivi che ricordi con più piacere? La gara più difficile, quella dove hai sperimentato le emozioni più belle? Il successo che più ti ha gratificato?

Ce ne sono tante. La prima 10 km, che è stata proprio la Miguel, è stato raggiungere qualcosa che non pensavo proprio di poter fare, così anche la prima maratona. La seconda è stata New York e ricordo che all’arrivo piangevo di gioia. Però devo ammettere che anche la pista dà parecchie soddisfazioni.  Sempre tramite Mario sono riuscita a fare una corsa all’Olimpico, mi sentivo quasi una vera atleta.

Chi ti piace ricordare fra le persone che hai conosciuto praticando lo sport?

Mario è Mario, mi ha seguito dall’inizio, ha creato anche un bellissimo gruppo di persone. Non posso non ricordare Viridiana e il suo sorriso. Poi tutte le ragazze di Mario, che sono fantastiche. Sono magari persone che corrono poco, più per mantenersi in forma, ma l’anno scorso, alla Corri per il verde dove poi abbiamo vinto, quando le ho chiamate perché servivano i numeri, tutte sono corse, e hanno fatto la loro figura. Sono arrivate anche col sorriso, perché alla fine è questo che conta, e un po’ prendendo in giro le invasate di turno. L’ultima tappa era tutto fango e in certi punti si arrivava con l’acqua fino alle ginocchia. Prima di partire mettono We are the champions, io sto sempre un po’ davanti perché un pochino ancora ci credo, ero lì tutta concentrata, però mi sono voltata per salutarle, e le ho viste che stavano ballando; a quel punto mi è venuto un sorriso, mi sono detta guarda che belle che sono, ballano, arriveranno portando punti alla squadra e sono venute per divertirsi e stare insieme.      

Come hai gestito le crisi?

La crisi arriva sempre. Quando arriva, sai che è un periodo e dopo ti riprendi. Poi sei consapevole che prima poi ci sarà il declino fisico e bisognerà peggiorare. Per forza, fa parte della vita. Ci si può rimanere male, ma correre è talmente divertente, ti fa star talmente bene, che si va avanti lo stesso.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sportivi? Un sogno realizzato o da realizzare?

Ho tanti obiettivi, fra un po’ riprenderemo il giro delle gare corte, i cross regionali e nazionali, individuali e di società, la pista indoor e outdoor. La maratona di Tokio, per chiudere le sei Major, quello è l’obiettivo più grande ma non la farò sicuramente quest’anno, forse il prossimo. Quest’anno mi dedico alle corse più corte, faccio anche qualche 10 km come allenamento.

Quale può essere un tuo messaggio rivolto a un amico per avvicinarsi a questo sport?

Che quando inizi poi non ne puoi più fare a meno. Ti fa solo star bene. Oltre al fatto che, per chi tiene alla forma, aiuta molto.

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport?

No.

Come riesci a conciliare il podismo con gli impegni di lavoro e di famiglia?

Per forza, si tratta di una questione di priorità. Ora i figli sono cresciuti, ma anche se i figli sono piccoli, se uno vuole, riesce a gestire gli impegni, andando a correre molto presto la mattina o la sera tardi. Siamo anche fortunati a Roma, alle sette e mezza di sera a Villa Borghese non fa mai molto freddo, si può fare, è solo una questione di volontà. 

Lo sportivo che preferisci e perché.

Ce ne sono tanti. Ultimamente mi sto appassionando alle gare in pista dei Mondiali o delle Olimpiadi delle atlete americane sui 400 e sugli 800, mi piace la loro concentrazione, ammiro il loro fisico, lo sforzo che fanno per correre questo tipo di gare, oltre al fatto che dedicano tutta la loro vita a questo sport.