Oggi facciamo quattro chiacchiere con uno dei fondatori della società Olimpia 2004.

Qui possiamo leggere la storia della nascita di Olimpia 2004, in coincidenza con la vittoria di Stefano Baldini nella maratona olimpica di Atene.

Se ripensi a questo periodo di vita sociale e sportiva, concluso con la fusione con Lazio Runners Team, come vedi oggi la situazione della nostra società?

Vedo una società viva, piena di iniziative in campo sportivo e sociale, che segue con attenzione l’attività giovanile, con un buon gruppo di atleti e una squadra femminile che miete successi.

Ho partecipato fino alla fine del 2021 alle riunioni del consiglio direttivo e constatando l’impegno e la competenza della dirigenza, sono fiducioso che si crescerà e si migliorerà sempre.

Quando e come hai iniziato a correre? Quali motivazioni ti hanno spinto a iniziare? E a continuare?

Ero socio al Circolo Villa Pamphili e qualche volta anziché nuotare o giocare a calcetto andavo a correre nella splendida villa insieme ad alcuni altri soci maratoneti. Una corsetta oggi, una iscrizione ad una garetta di beneficenza domani …. Ed è nata la passione.

Negli ultimi anni hai cominciato a praticare il triathlon (con risultati lusinghieri, fra l’altro). Che cosa ti ha spinto a questa nuova esperienza?

Una fastidiosissima infiammazione al tendine di Achille non mi consentiva di correre e quindi, per rimanere in forma, ho cominciato ad uscire in bicicletta. Il nuoto lo avevo praticato a livello agonistico da bambino/ragazzo e quindi il triathlon è arrivato quasi per inerzia.

Preferisci allenarti in compagnia o da solo?

Dipende da cosa devo fare, ma generalmente in compagnia è tutto più piacevole.

Quando corri, pedali o nuoti a che cosa pensi? ti concentri sul gesto atletico, su un pensiero, sull’ambiente?

Non c’è un pensiero ricorrente ma alcune volte, specialmente quando corro a ritmo medio, mi capita di vedere in maniera più chiara alcune cose che in quel momento gravitano nella mia testa e di sviluppare pensieri e idee in modo più semplice. Sembra quasi di inforcare degli occhiali che rendono nitide le immagini. Credo capiti a parecchie persone, merito delle endorfine senz’altro, ma anche dell’alchimia che si crea quando il nostro corpo è in movimento all’aria aperta.

L’allenamento che preferisci e perché.

I gusti stanno un po’ cambiando con l’età. Oggi in tutte e tre le discipline apprezzo allenamenti non troppo lunghi, magari a un ritmo … allegro.

Dove ti alleni? Quante volte a settimana?

Diciamo che la settimana tipo prevede 3 allenamenti di nuoto, 2 di bici, 1 di corsa e 1 riposo. Allenamenti possibilmente da effettuare all’aperto, evitando tapis roulant o rulli e preferendo, meteo permettendo, il nuoto in mare all’allenamento in piscina. Abito a Ostia e perciò in questo sono agevolato.

Quanti chilometri percorri a settimana di corsa, nuoto, bici?

Per la corsa quello che il tendine mi consente, 8/9 km. a uscita, bici e nuoto dipende dalla vicinanza alle gare.

Hai un allenatore? Il tuo rapporto con lui.

Solo per il nuoto in piscina, dove mi alleno con una squadra di nuoto master. L’attuale allenatore lo conosco sin da bambino, ha nuotato per anni con mio figlio ed il rapporto è, diciamo, particolare.

Fai stretching, ginnastica, yoga o altro e con quale frequenza?

Stretching quasi come una medicina giornaliera, anche se vorrei dedicare più tempo a quella che considero la nostra assicurazione contro gli infortuni.

Hai un diario in cui annotare programmi, allenamenti, gare, test?

Purtroppo, no. Si va sempre un po’ di fretta.

Come ti alimenti abitualmente? Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara?

Le uscite lunghe in bici possono essere affrontate solo con alimentazione e idratazione pre, durante e post molto attenta. Pur avendo corso e preparato 12 maratone, non mi era mai capitato di provare sensazioni di svuotamento fisico psichico profondo e assoluto come quelle che si sperimentano in bici. Il ‘down’ ti basta provarlo una sola volta e da quel momento fai di tutto per non ricadere nell’errore.

Il tipo di gara che preferisci? Pista strada o cross, gara corta o gara lunga?

Prima di iniziare ad avere fastidi al tendine preferivo gareggiare su 10000, mezza e maratona, con una particolare predilezione per la Roma Ostia gara a cui ho partecipato una quindicina di volte. In seguito, ho accorciato allenamenti e distanze e oggi la gara che prediligo è il cross. Tra i cross apprezzo molto la Corri per il Verde che associa all’evento agonistico una piacevole condivisione di squadra.

Come ha contribuito lo sport al tuo benessere?

Tantissimo.  Credo che sia capitato a tanti di noi di andare a fare una corsetta con benefica sudata con l’obiettivo di farci passare un po’ di raffreddore o per ritrovare del buonumore dopo una giornata un po’ tesa. E spesso funziona.

Ti sei sentito campione nello sport almeno una volta nella vita?

Ho avuto alcune belle soddisfazioni sportive ma i campioni sono altri.

Hai incontrato il doping nella tua carriera sportiva? C’è un messaggio che vorresti dare per sconsigliarne l’uso?

Solo una volta, correndo in Sardegna, con uno sportivo italiano (lombardo) di altissimo livello (partecipazione alle Olimpiadi Messico 1968 in una disciplina che non dirò), incontrato per caso e che stava preparando la sua prima maratona da amatore cinquantenne, ho ricevuto la candida dichiarazione che lui e altri suoi tre amici sodali nell’obiettivo, insieme al preparatore, avevano ingaggiato un medico per farsi … aiutare. Mi piace credere di aver incontrato un matto, con tre amici altrettanto matti, e che il fenomeno a livello amatoriale non esista.

Come hai gestito eventuali crisi, sconfitte, infortuni? Hai mai pensato o rischiato per infortuni o altro di smettere?

Un paio di anni fa cadendo in bici ho riportato diverse fratture che mi hanno costretto ad un lungo periodo di inattività. Alcuni medici mi mettevano in allarme ipotizzando un non completo recupero.

Con il massimo impegno ho cercato di scongiurare questa ipotesi. Non ho mai pensato di smettere, anzi lavoravo sodo per rientrare, ma ovviamente per causa di forza maggiore mi sarei dovuto arrendere. Alla fine, è andata abbastanza bene.

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport?

Devo dire è questione che mi pongo da molto tempo. Durante l’infortunio, mentre ero immobilizzato a letto, ho avuto modo di interrogarmi profondamente sull’argomento. Tuttora ci penso spesso, anzi direi molto spesso e alcune volte mi confronto con altre persone sul tema. È una questione che tocca il profondo. Non sono riuscito ad elaborare un pensiero stabile, ma credo di aver capito che la chiave sta in ciò che ognuno di noi considera sport nell’accezione più alta, ossia il raggiungimento dell’equilibrio psico-fisico.

Lo sportivo che preferisci e perché.

Ci sono tantissimi sportivi che ho ammirato e che ammiro considerando per giunta l’eccezionale momento dello sport italiano nelle varie discipline, ma farò un nome inusuale e un po’ datato: Klaus Dibiasi.

Perché proprio Dibiasi?

Nel 1968, nel 1972 e nel 1976 vinse l’oro olimpico nei tuffi dalla piattaforma 10 metri, 3 ori consecutivi! Solo Valentina Vezzali (un altro nome niente male) qualche anno dopo ha eguagliato il record di 3 ori in 3 edizioni in discipline individuali alle Olimpiadi. Io in quegli anni, bambinetto o poco più, mi allenavo tutti i giorni alla piscina del Foro Italico alle ore 15.00 e lui, il bellissimo, biondo e statuario Klaus, in prossimità degli appuntamenti olimpici si trasferiva da Bolzano a Roma per usufruire della piattaforma della piscina dei mosaici e alle 14.50 lasciava a noi lo spazio acqua, dove venivano rimontate le corsie per consentire il nostro allenamento. Io cercavo di arrivare con un po’ di anticipo in vasca per godermi le evoluzioni del supercampione. Mi sembrava strano che noi dovessimo sfrattare chi aveva molto più titolo per usufruire dell’impianto, ma da parte sua mai un gesto di insofferenza, mai una richiesta di prolungare il suo allenamento a scapito del nostro, mai lesinato un sorriso a noi piccoli atleti in ammirazione. Sì, è vero, erano altri tempi, forse oggi non potrebbe accadere di nuovo. Ma il ricordo dell’enormità dell’uomo e del campione Klaus Dibiasi, nella mia mente, resta indelebile. Un idolo.