Oggi incontriamo Francesca Ragnetti.

Presentati brevemente. Quando e come hai iniziato a correre?

Sono nata come atleta del mezzofondo 53 anni fa, quando scesi per la prima volta in pista nell’ottobre del 1972, ai centri Coni di Frascati; ero rimasta affascinata dalle gesta degli atleti delle Olimpiadi di Monaco.

Come sei arrivata alla Lazio Olimpia Runners Team? Fai un piccolo bilancio di questa esperienza.

In tutti questi anni, tranne due brevi pause per motivi di studio, sono sempre stata un’atleta “praticante”. Va da sé che in decenni di attività sia passata per varie realtà societarie, romane e non, fino ad arrivare lo scorso anno alla Lazio Olimpia, perché ritrovavo alcune delle compagne di atletica del passato, con le quali speravo di ripetere alcune felici esperienze di gara. E posso dire oggi che, per le gare invernali e i campionati di cross, le aspettative non sono andate deluse! Con il gruppo femminile più attivo di Lazio Olimpia ci siamo impegnate e con grande entusiasmo ci siamo buttate sulla ribalta nazionale dei campionati Fidal, fino ad arrivare nel 2025 tra le prime 6 società in Italia nella corsa campestre master!

Preferisci allenarti in compagnia o da sola? Quando corri a che cosa pensi? Ti concentri sul gesto atletico, su un pensiero, sull’ambiente? Dove ti alleni? Quante volte ti alleni a settimana?

I miei allenamenti sono generalmente in solitaria, non per scelta ma per gli orari (sempre diversi) e per i luoghi (vari, spesso per le vie di campagna attorno a casa). Mi alleno tre volte a settimana, almeno una su tre in pista. Quando corro su strada o su sterrati di campagna mi lascio distrarre volentieri da quello che mi circonda. Ma anche in pista capita che l’attenzione venga rapita da gabbiani, cornacchie o dagli allegri pappagallini verdi di Caracalla.  Durante i lavori di ripetute in pista, a volte, capita anche che mi concentri su me stessa e sul cronometro.

L’allenamento che preferisci e perché.  

Il fartlek ai Pratoni del Vivaro era un allenamento top per me, ma nelle ultime stagioni è diventato occasione rara, per motivi organizzativi.  Mi sento a mio agio nelle sedute in pista con lavori di potenza aerobica, forse perché mi ricordano i vecchi tempi, quando ero giovane e resistente. Ma in generale ogni tipo di allenamento mi dà piacere; perché è oramai un’abitudine collaudata, uno spazio di tempo che dedico a me stessa, e tutte le sedute le vedo come mattoncini che vanno fissati, per costruirci su qualcosa…

Com’è il tuo allenamento? Hai un allenatore? Il tuo rapporto con lui.

Io sono ora l’allenatrice di me stessa, quindi…ottimo rapporto con il coach!

Hai un diario in cui annoti programmi, allenamenti, gare, test?

I diari ho imparato a tenerli fin da ragazzina, ho tutta la mia vita atletica scritta su decine di quaderni, dove riporto allenamenti, gare, tempi e brevi altre annotazioni. Sono molto meticolosa in questo, e vado a consultare le vecchie agende, di tanto in tanto, quando preparo la nuova programmazione.

Come ti alimenti abitualmente? Quale alimentazione segui prima, durante e dopo una gara? Assumi integratori alimentari? Chi suggerisce le tue scelte dietetiche? In caso di problemi fisici a chi/che cosa ricorri? Usi abitualmente massaggi o fisioterapia o solo in caso di infortuni?

Sono meticolosa anche nella preparazione di una gara dal punto di vista alimentare. Le gare di mattina le preferisco, perché la colazione ricca (muesli, formaggi, caffè, pane, marmellate) mi ha dato sempre la certezza di poter reggere. È capitato che qualche gara importante l’abbia corsa anche in serata, e ricordo che la cosa migliore che ho potuto fare è stata un’abbondante merenda a base di pane, parmigiano, prosciutto e biscotti. Durante i campionati internazionali, quando sono stata una decina di giorni all’estero, nella valigia non è mai mancato il grande tocco di parmigiano!

Gli unici integratori che mi sono concessa da sempre sono l’Eleuterococco, il Polase e l’Enervit, ultimamente anche qualche vitamina. Mai fatto massaggi, né fisioterapia. Infortuni muscolari e tendinei ne ho avuti, e superati con riposo di qualche settimana. Ricordo che un inverno in cui il ginocchio non mi dava tregua, ho momentaneamente lasciato la corsa per passare alla marcia. In questo periodo soffro di nuovo parecchio con ginocchio ed anca destra, e proverò oltre allo stop della corsa ad inserire degli allenamenti di nuoto.   

Il tipo di gara che preferisci? Pista, strada o cross, gara corta o lunga? Quali sono le sensazioni prima durante e dopo una gara?

Beh, nella mia lunga vita atletica ho gareggiato su una ventina di specialità diverse, dalla maratona ai 60 ostacoli, dal salto triplo alla 24x1ora; quindi posso a ragione rispondere che le gare sono tutte belle, soprattutto quando stai bene. Quello che più mi si addice è la corsa campestre, i risultati migliori li ho avuti sui 2000 siepi, ma il 1500 è forse la gara più bella da vedersi e da correre. Nella fase di vita atletica attuale, in cui continuo a correre ma per puro divertimento, le sensazioni in gara sono sempre di pieno rilassamento, cerco di godermi il momento. Però non sono mancate le situazioni, in passato, in cui mi sono seriamente impegnata per andare veloce e guadagnare terreno sulle avversarie; ecco, il fissare un’avversaria per volta e concentrarmi su di lei era una tattica che usavo spesso.     

Quali sono le condizioni fisiche o ambientali che ti possono condizionare?

Il caldo è il mio nemico! Lo è sempre stato, ma purtroppo ora lo soffro veramente tanto; quindi quando la temperatura supera i 27C io mi fermo.

Quali sono i risultati sportivi che ricordi con più piacere? La gara più difficile, quella dove hai sperimentato le emozioni più belle? Il successo che più ti ha gratificato?

Ci sono stati fin qui – e parlo solo del mio periodo da master – diversi traguardi tagliati con soddisfazione immensa. Eccone alcuni:

il 2000 siepi dei mondiali master 2005, in Spagna; la prima volta sotto gli 8’, ed un posto sul podio; mi sono detta finalmente “l’allenamento paga”;

la Maratona di Assisi, il 31 dicembre 2000, la mia prima ed unica; era un sogno che avevo inseguito fin da bambina, ed ora i miei piedi sapevano cosa voleva dire correre per 42km;

il 3000 siepi al campionato italiano assoluto a Torino nel 2006: una vecchietta tra tante ragazzine; ma dentro di me la gioia, l’emozione e la soddisfazione erano quelle delle ragazzine;

il cross dei mondiali master del 2007, il tifo colorato, vivace ed internazionale dei tanti amici che erano lungo il percorso, e le due fantastiche compagne di squadra, con le quali abbiamo conquistato la medaglia d’oro.

La gara che ricordo invece con maggior impegno fisico e mentale, in cui ho anche sofferto, è invece   una RomaOstia di svariati anni fa, in cui avevo un obiettivo cronometrico da raggiungere e per questo ho dovuto tirare sempre, senza concedermi quegli sprazzi di distrazione e chiacchiera che a me piacciono tanto nelle gare su strada. 

Chi ti piace ricordare fra le persone che hai conosciuto praticando lo sport?

Sorvolando sugli allenatori, che tutti hanno lasciato qualcosa e sarebbero da ricordare, riconosco che lo sport mi ha fatto conoscere tante persone dal cuore grande, determinate, attente, simpatiche, concrete e apparentemente indistruttibili, e tra queste il mio compagno.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sportivi? Un sogno realizzato o da realizzare?

Come detto, ultimamente non riesco ad allenarmi abbastanza, a causa di problemi fisici, ma se tornerò prima o poi padrona delle mie gambe, vorrei riuscire a correre un buon 2000 siepi il prossimo anno, per festeggiare il passaggio di categoria.

«L’importante non è vincere, ma partecipare con il massimo impegno e al limite delle proprie possibilità» (De Coubertin). Sei d’accordo? Quale può essere un tuo messaggio rivolto a un amico per avvicinarsi a questo sport?

Io sono De Coubertin in gonnella! Qualche volta mi è capitato anche di vincere, ma lo spirito che mi porta alle gare è sempre quello del mettersi alla prova, partecipare per vedere a che punto si è giunti nel percorso di crescita.

Sono istruttrice di atletica, e da sei anni cerco di trasmettere ai più giovani il messaggio sano del nostro sport: ponetevi un obbiettivo e con metodo preparatevi ad avvicinarlo. Lo potete raggiungere al primo colpo, o mancare, non importa; quello che conta è capire che il vostro corpo, se ben guidato, può portarvi, prima o poi, alla meta. E risultato dopo risultato, sicuramente vi arricchite di esperienza.    

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport?  

No, e ti dirò di più, non riesco ad immaginare una vita senza atletica!

Segui l’atletica? Segui trasmissioni televisive di sport? Frequenti siti di sport? Lo sportivo che preferisci e perché.

Seguo a 360 gradi l’atletica, da atleta, da istruttrice, in passato da dirigente e presidente di società, da cronista, da tifosa. Sono sempre andata a vedere le grandi manifestazioni di atletica all’Olimpico, Agli ultimi Europei, lo scorso anno, mi ha rattristato vedere le tribune quasi vuote. La Federazione credo che dovrebbe sfruttare meglio il felice momento dell’atletica azzurra, osare di più in promozione e visibilità.  Il fascino dell’eroe vincente è forte sui più giovani.  Se penso che io sono stata conquistata dall’atletica quando c’erano Sara Simeoni e Pietro Mennea e le piccole televisioni in bianco e nero… Oggi potremmo avere centinaia di migliaia di ragazzini a fare e tifare atletica!